di Roberto Rebecchi
“Scontri tra esercito russo e esercito ucraino alla centrale nucleare di Chernobyl”.
Il 28 febbraio scorso questa notizia ha riportato molti di noi indietro all’aprile del 1986, quando il tragico incidente alla centrale di Chernobyl fece calare l’intera Europa in un incubo nucleare.
Nell’invadere il territorio ucraino, come prima “conquista” di questo assurdo conflitto l’esercito russo prende possesso della Centrale nucleare Lenin di Chernobyl, quasi a voler ricucire quella ferita che aveva segnato l’inizio della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
In questi giorni non possiamo non pensare ai 25mila bambini e bambine russi, bielorussi e ucraini che Legambiente Solidarietà, grazie ai tanti circoli, comitati locali, associazioni e alle tante famiglie che hanno aperto le loro case alla solidarietà, ha ospitato in Italia dal 1994 al 2006.
Non riusciamo a pensarli, ora che sono adulti, nemici tra loro; non riusciamo a pensarli arruolati e coinvolti loro malgrado in questa tragica guerra, o costretti a scappare per proteggere i loro figli: vogliamo pensare a loro come testimoni di pace, costruttori di ponti così come lo è stato il progetto di accoglienza, prima in Italia e ancora ora in Bielorussia, grazie al Progetto Rugiada.
E’ anche grazie a questo grande progetto di solidarietà se oggi tante famiglie, associazioni e realtà locali che hanno vissuto con noi il progetto di accoglienza dei “bambini di Chernobyl”, hanno aperto le loro casa all’accoglienza dei tanti rifugiati ucraini in fuga dalla guerra, agendo anche con competenza e metodo, frutto di un’esperienza basata su un preciso progetto pedagogico, così come lo è stato il progetto di accoglienza.
In questi giorni così drammatici ci siamo chiesti, considerato il nostro forte impegno di questi anni sul territorio della Bielorussia, come dare continuità alla nostra progettualità nonostante le sempre maggiori difficoltà ad intervenire su questo Paese.
Pensiamo sia indispensabile continuare ad essere vicini alle popolazioni residenti nelle aree ancora contaminate della Bielorussia, tra l’altro oggi le più prossime alle zone del conflitto, e vogliamo farlo sempre con grande serietà appoggiandoci a persone ed organizzazioni che operano da tempo in loco, che si sono adoperate da sempre per il bene dei bambini e delle bambine vittime della tragedia di Chernobyl.
Nonostante le difficoltà, considerato l’impegno dei Circoli locali anche su fronte di accoglienza dei rifugiati e, non ultimo, la complessità nella raccolta fondi, daremo vita anche per la prossima estate al progetto Rugiada in modo da permettere a un buon numero di bambini e bambine non solo un soggiorno terapeutico lontano dai territori contaminati, ma anche un momento di tranquillità e pace allontanandoli dalle zone più prossime al conflitto.
Non lasciamo soli i bambini e le bambine bielorusse, proprio in questo momento giunga a loro e alle loro famiglie il nostro messaggio di condivisione e di pace.